I mestieri spariti

Poveta d'osteria

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Versaiolo o poeta a braccio. Sostava nelle osterie al chiuso o nelle incannucciate di Roma come numero d’attrattiva, per intrattenere i “fortunati” avventori; come ricompensa riusciva a sbafare qualche piatto di pastasciutta o qualche pagnottella. Un tempo il “Poeta d’osteria” era considerato un personaggio colto, perché si credeva che le sue “ottave” gli sgorgassero spontaneamente dalla fluente vena, per cui era contornato da belle “minenti” che lo ascoltavano estasiate. In realtà nella maggior parte dei casi, egli era soltanto uno sfaticato con buona memoria, che, rubacchiando un po’ qua un po’ la, riusciva a mettere insieme un drammetto epico o giocoso da lasciar soddisfatta la platea. In effetti era un mestiere anche quello, perché qualsiasi attività riesca a Roma a far mettere sotto i denti qualcosa di commestibile è considerata automaticamente un mestiere, se non addirittura una professione.